Nonostante gli straordinari progressi, la medicina moderna sembra talvolta perdere di vista il suo principale soggetto di interesse: il paziente. L’approccio contemporaneo tende a concentrarsi sui sintomi, proponendo terapie farmacologiche per mitigarli, anziché indagare le cause che li generano. Il focus sul “qui e ora”, pur essendo cruciale in situazioni di emergenza, può oscurare la necessità di una diagnosi precisa e personalizzata.
In un’intervista con il Dott. Gabriele Prinzi (leggi qui l’intervista), abbiamo toccato queste tematiche. Egli osserva che il medico di famiglia, un tempo guardiano della salute del paziente, viene ora percepito più come colui che fornisce le prescrizioni. Le lunghe liste di attesa e le pressioni temporali imposte dal sistema sanitario attuale obbligano i medici a effettuare visite specialistiche in meno di 20 minuti, un lasso di tempo inadeguato per raccogliere una completa anamnesi del paziente.
La diagnosi diventa ancor più complessa nel campo della psicologia. Gli specialisti della salute mentale sono spesso preoccupati che il paziente possa rimanere intrappolato dietro un’etichetta diagnostica. Inoltre, la comunicazione di una diagnosi richiede un’attenzione particolare da parte dello specialista, sia in termini di modalità che di tempistica; non è scontato che il paziente accolga l’informazione in modo positivo o costruttivo. Questa problematica spesso scoraggia l’utilizzo di strumenti preziosi come i test diagnostici, con il rischio di impostare un percorso terapeutico senza aver identificato correttamente il problema.
Facciamo un esempio: prendiamo il caso di Mario che si rivolge all’aiuto specialistico per trattare la sua ansia paralizzante durante le riunioni di lavoro. L’ansia è talmente intensa che l’origine del problema diventa nebuloso, tuttavia, effettuando test diagnostici si potrebbe facilmente individuare una memoria di lavoro sotto la media. Invece di focalizzarsi solo sull’ansia, Mario potrebbe lavorare sul miglioramento della memoria, un approccio più personalizzato e potenzialmente più efficace.
Se l’ansia di Mario venisse affrontata senza prima identificarne le cause scatenanti, il trattamento potrebbe non essere pienamente efficace. Una diagnosi personalizzata permette di individuare una strategia di trattamento mirata, con un impatto molto più positivo sulla sua salute mentale a lungo termine.
Questo esempio evidenzia come la diagnosi personalizzata giochi un ruolo centrale. Va ben oltre la semplice identificazione di una malattia o di un disturbo; è il fulcro della pianificazione del percorso terapeutico mirato per ogni individuo. Questo può migliorare significativamente la qualità della vita del paziente, riducendo il tempo necessario per la guarigione e minimizzando il rischio di complicanze o effetti collaterali dei farmaci. Eppure, la diagnosi viene spesso messa in ombra, sia dal paziente alla ricerca della pillola magica, che dal medico.
Ricordiamo anche che ogni individuo è unico, con una propria storia di vita e un proprio contesto. Le esperienze passate, le condizioni ambientali, la genetica e molti altri fattori possono influenzare la salute di una persona. Questi aspetti possono essere facilmente trascurati in un sistema di diagnosi generalizzato, che spesso tende a concentrarsi sui sintomi anziché sulla persona nel suo complesso.
La medicina personalizzata, di cui la diagnosi personalizzata è un elemento chiave, riconosce l’unicità di ogni individuo e cerca di fornire cure su misura per le sue esigenze specifiche. Inoltre, permette ai pazienti di sentirsi visti e capiti, rafforzando il loro coinvolgimento nel processo di cura e incoraggiando una migliore adesione al trattamento.
La medicina occidentale, organizzata in specializzazioni come cardiologia, ginecologia, ecc., può trovarsi in difficoltà nel considerare il paziente nella sua globalità. Questa visione settorializzata rischia di tralasciare l’approccio olistico, considerando il paziente come un insieme di sintomi piuttosto che un individuo a tutto tondo.
La ricerca medica è un campo in costante sviluppo, e di pari passo si modificano i criteri diagnostici. Questi cambiamenti possono rappresentare opportunità, ma anche generare nuove sfide.
La divulgazione scientifica può fare la differenza in questo scenario. Essa fornisce un mezzo per diffondere nuove informazioni, consentendo sia ai pazienti che ai medici di rimanere al passo con gli sviluppi della scienza.
Se vuoi approfondire l’argomento, troverai altri articoli in questo blog. Inoltre, ne abbiamo parlato con la Dott.ssa Francesca Michelucci e Simone Favarin nel libro “Scienza e Salute: Tecniche e strumenti di divulgazione e promozione per i professionisti medico-sanitari”.
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