Scroll Top

Il burnout degli operatori sanitari: cos’è e come affrontarlo

Depositphotos_358611402_XL-1

Introduzione

Il lavoro del medico non è affatto semplice. Comporta numerosi aspetti negativi, come lo stretto contatto con la sofferenza, la malattia e la morte. Il rischio che corrono tutti i professionisti sanitari è quello del burnout, soprattutto se vivono troppo a lungo situazioni di stress senza prendersi cura di sé stessi.
Da dove il medico può trovare l’energia di cui ha bisogno per svolgere al meglio il suo lavoro?

Cos’è il burnout

“Burn out” è un termine di inglese che letteralmente significa esaurito. In medicina e psicologia si usa per indicare la sindrome derivante da stress cronico associato al contesto lavorativo. Anche se non esiste una definizione precisa, la sindrome da burnout comprende alcuni sintomi comuni nei professionisti sanitari:

  • Esaurimento emotivo, sensazione continua di tensione e assenza di energie. Le richieste dei pazienti diventano quasi una minaccia all’integrità personale del medico che non riesce più a gestirle con tranquillità;
  • Depersonalizzazione, ovvero la riduzione al minimo dei contatti interpersonali e la tendenza a rispondere in modo aggressivo alle richieste;
  • Ridotta realizzazione personale, cioè l’impressione che la propria competenza stia venendo meno rispetto alle capacità dei colleghi. Il medico si sente inadeguato, incapace, la sua autostima cala e nasce una sensazione di fallimento.

Come si può notare, il burnout è vissuto in maniera molto negativa dal punto di vista emotivo.
Sorgono paure, sensi di colpa e di inadeguatezza di fronte alle difficoltà percepite nell’affrontare con determinazione le sfide che si presentano quotidianamente. Cresce anche l’irritabilità, insieme alla fatica a concentrarsi e all’ostilità verso gli altri.
Pure il corpo risente del burnout. I sintomi sono astenia, affaticamento, cefalee, disturbi gastrointestinali, dermatiti e disfunzioni sessuali.

Le cause del burnout

In generale, sono due le principali cause del burnout degli operatori sanitari: il carico di lavoro e le relazioni con i pazienti.
Oggi un medico deve essere veloce, flessibile ed efficiente. Deve lavorare in fretta, curare un altissimo numero di pazienti ad un ritmo serrato e occuparsi di moltissime pratiche burocratiche, senza però percepire una adeguata retribuzione.
A ciò si aggiungono le richieste dei pazienti che, in linea generale, tendono ad essere sempre più esigenti, ostili e ansiosi. Sembra non siano disposti ad ascoltare il medico, a costruire una relazione di fiducia lui e tantomeno ad accettare la terapia prescritta senza discussioni. Come se il professionista sanitario fosse un robot a loro disposizione e non una persona con emozioni e bisogni.
Se l’operatore sanitario non è in grado di gestire in modo consapevole tutti questi elementi stressanti, allora molto probabilmente tenderà ad entrare in uno stato cronico di iperattivazione fisiologica, emotiva e comportamentale.

Come curare il burnout degli operatori sanitari

Il burnout si può curare e prevenire. La soluzione definitiva non è il licenziamento e nemmeno l’assunzione di ansiolitici a vita. Al contrario di quello che si possa immaginare, i medici che hanno già vissuto questa sindrome hanno riscontrato che il miglior rimedio è una buona comunicazione unitamente ad una relazione empatica con il paziente. I benefici sono
molteplici:

  • Saper instaurare una relazione di fiducia con il paziente da al medico un senso di gratificazione immediata, soprattutto perché il malato mostra gratitudine per l’aiuto ricevuto;
  • Comunicare efficacemente, in modo persuasivo, è un’ottima tecnica per evitare quel senso di fatica e frustrazione che l’operatore sanitario prova quando cerca di convincere il paziente poco collaborativo a fare qualcosa;
  • La conoscenza da parte del medico della comunicazione strategica, plasmata sulla personalità del paziente, è fondamentale per aprire un dialogo empatico;
  • La consapevolezza del proprio stile comunicativo aiuta i professionisti sanitari a sentirsi più sicuri di sé, abili e capaci ad affrontare in modo propositivo qualsiasi paziente, anche quello più maleducato;
  • Saper esprimere i propri pensieri, opinioni e dubbi in modo costruttivo per se stessi e gli altri, aiuta gli operatori sanitari a liberarsi dalle emozioni derivate dall’accumulo di stress.

Conclusione

Lo stress da lavoro, se mal gestito, causa il burnout, una sindrome da non sottovalutare. Saper comunicare efficacemente è la soluzione migliore contro questo problema poiché promuove una relazione di fiducia con il paziente, permette al medico di esprimere le proprie emozioni negative in modo produttivo e alleggerisce il carico di lavoro evitando molti di quei tipici problemi causati dalle incomprensioni con pazienti e colleghi.