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I sistemi rappresentazionali dei pazienti: cosa sono e come gestirli

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Introduzione

Noi esseri umani viviamo attraverso i sensi. Quello che percepiamo dal mondo esterno sotto forma di stimoli lo traduciamo in rappresentazioni interne della realtà che, a loro volta, influiscono sul nostro comportamento, condizionando azioni e pensieri.
In ambito sanitario, per un operatore è cruciale comprendere l’interpretazione della realtà dei propri pazienti al fine di poter intervenire nel modo più efficace possibile a favore della loro salute.

I sistemi rappresentazionali

Il concetto di sistema rappresentazionale deriva dagli studi della PNL, ed è utile per schematizzare le organizzazioni della realtà che le persone usano abitualmente per costruire le proprie strategie di interazione con il mondo esterno.
In totale esistono quattro sistemi rappresentazionali:

  • il sistema visivo [V], processa gli input visivi;
  • il sistema auditivo [A], processa gli input auditivi;
  • il sistema cinestetico (o cinestesico) [K], processa gli input di tipo olfattivo, gustativo e
    propriocettivo;
  • il sistema auditivo digitale [Ad], processa i pensieri logici elaborati da tutti gli altri
    sistemi rappresentazionali.

La loro caratteristica comune è lo scopo. Riducono la complessità degli stimoli che percepiamo dal mondo esterno e trasformano quello che vediamo, ascoltiamo e sentiamo in rappresentazioni linguistiche della realtà. Grazie a questi sistemi quindi il mondo è tradotto in parole, e le parole a loro volta ci consentono di costruire ragionamenti, piani d’azione e strategie di interazione con le altre persone.
Nel corso della propria vita, ogni persona tende a svilupparne uno in particolare, facendolo diventare un filtro per la realtà e un elaboratore di comportamenti. Le conseguenze di questo fatto sono rilevabili in modo concreto attraverso gli stili comunicativi e i comportamenti che una persona attua.

I sistemi rappresentazionali in ambito sanitario

Conoscere e utilizzare i sistemi rappresentazionali in ambito sanitario è utile per mettere i pazienti a proprio agio. Infatti, il medico che usa consapevolmente questa tecnica è capace di capire nel profondo i pazienti e avverte dentro di sè un maggiore livello di autoefficacia e di soddisfazione personale. Dal canto loro invece, i pazienti si sentono ascoltati, si fidano del professionista e sono ben disposti nei suoi confronti.

Come fare a individuare il sistema di riferimento di un paziente?
La risposta sta nel linguaggio. Le scelte linguistiche di una persona indicano quale sistema rappresentazionale privilegia. Verbi, aggettivi, e modi di dire sono appunto detti predicati sensoriali quando svelano da quale sistema la persona stia attingendo le sue rappresentazioni.
Attraverso l’ascolto attento è possibile individuare il canale rappresentazionale privilegiato dell’interlocutore. Per esempio, la prevalenza di predicati sensoriali visivi indica che la persona predilige il sistema rappresentazionale visivo, e così via per il sistema auditivo e cinestetico .
In ambito sanitario il riconoscimento del sistema rappresentazionale dei pazienti risulta più semplice a causa dello stress che irrigidisce lo stile comunicativo del malato e che lo porta a selezionare quasi esclusivamente i predicati sensoriali appartenenti al suo sistema privilegiato.

Come dialogare con il paziente visivo

I pazienti visivi sono i più frequenti. L’organo sensoriale di riferimento sono gli occhi, perciò per aiutarli a comprendere la loro situazione clinica è utile tracciare schemi o scrivere brevi appunti.
Preferiscono i discorsi brevi e concreti e necessitano di un contatto oculare continuo. Sono molto attenti a come il professionista sanitario e l’ambiente si presentano esteticamente.
Con loro è meglio pronunciare predicati visivi: guardare, vedere, sembrare; colore, immagine, buio; chiaro, scuro, pallido; evidentemente, visibilmente, palesemente, eccetera.

Come dialogare con il paziente auditivo

I pazienti auditivi prendono come riferimento principale gli stimoli percepiti dalle orecchie. Usano spesso posture laterali e mantengono un contatto visivo discontinuo per favorire l’ascolto.
L’attenzione alle variazioni della voce li aiuta a percepire ogni minima variazione dello stato d’animo del professionista sanitario.
Con loro è meglio usare molti predicati auditivi: sentire, parlare, domandare; ritmo, suono, parola; silenzioso, rumoroso, ripetuto; verbalmente, silenziosamente, musicalmente, eccetera.

Come dialogare con il paziente cinestesico

Il paziente cinestetico presenta una gestualità limitata e poco espansiva verso l’esterno. Poiché è sempre molto concentrato sulle sensazioni corporee, ha bisogno di tenere una distanza abbastanza ravvicinata con il professionista sanitario per “sentire” di avere una buona relazione con lui. Solitamente non è collaborativo con chi è eccessivamente formale, freddo e distaccato.
Con i pazienti cinestetici conviene parlare con molti predicati cinestetici: toccare, fare, pungere; pesantezza, calore, pelle; morbido, liscio, duro; concretamente, leggermente, eccetera.

Conclusione

Un professionista sanitario oggi ha il compito di comprendere appieno la comunicazione dei suoi pazienti per sviluppare un rapporto di fiducia con essi. Ascoltarti attivamente è il primopasso per raggiungere questo obiettivo, in quanto le parole che i malati scelgono rispecchiano il loro personalissimo modo di interpretare la realtà.
Con la teoria dei sistemi rappresentazionali è ora possibile per tutti gli operatori sanitari arricchire le proprie capacità relazionali e comunicative in un’ottica di miglioramento della propria professionalità e della qualità dei servizi di cura offerti.

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