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Effetto placebo: la percezione positiva come cura

placebo

Introduzione

L’effetto placebo è il meccanismo che dimostra la connessione tra corpo e mente e che testimonia come ogni persona partecipi attivamente alla propria salute attraverso convinzioni, atteggiamenti, aspettative e fiducia verso i medici.

Cos’è l’effetto placebo

Il termine placebo (dal latino piacero) viene introdotto per la prima volta nel 1787 e viene definito come un “medicamento usato più per piacere che per giovare al malato”. Si tratta di una sostanza inerte o di un altro tipo di trattamento che si ritiene non abbia specifici effetti curativi su un determinato disturbo o malattia, ma la cui somministrazione può portare a concreti miglioramenti nella situazione clinica del paziente.

Dallo scorso secolo i ricercatori si sono occupati di approfondire la comprensione dell’effetto placebo, supportati dal recente sviluppo delle neuroscienze per lo studio delle componenti neurofisiologiche.

Tra il 1930 e il 1950 è stata sviluppata una procedura metodologica di valutazione dell’efficacia dei farmaci tramite le sperimentazioni cliniche controllate in doppio cieco. In questi studi vengono misurati gli effetti terapeutici suddividendo i soggetti in due gruppi: uno trattato con il farmaco e l’altro con il placebo – identico nell’aspetto ma senza il principio attivo. Né il medico né il paziente conoscono in anticipo quale delle due sostanze viene somministrata.

Nei gruppi che assumono il placebo, nonostante non si tratti di farmaci, è stato dimostrato che possono verificarsi cambiamenti terapeutici significativi, grazie al cosiddetto effetto placebo. Questo effetto porta ad un miglioramento nella condizione del malato dovuto alle attribuzioni, alle credenze o alle suggestioni del paziente in seguito all’intervento del medico.

Apprendimento, aspettative e comunicazione

L’effetto placebo si basa sui meccanismi di apprendimento e aspettativa. Dopo ripetute somministrazioni di un farmaco, si possono ottenere miglioramenti sostituendolo con una pillola placebo di uguale aspetto.

Si può parlare quindi di apprendimento associativo, che agisce a livello conscio e inconscio. Se nel paziente è presente l’aspettativa conscia di un risultato futuro, allora vengono modulati processi consci (dolore, ansia, depressione, performance motoria); invece, se l’apprendimento è di tipo inconscio, avvengono modificazioni nei processi fisiologici inconsci, come la secrezione ormonale e il funzionamento del sistema immunitario.

L’effetto placebo dipende da una serie di elementi:

  • il tipo di placebo usato
  • l’aspettativa di efficacia attribuita al placebo,
  • la competenza attribuita al medico,
  • il contesto simbolico in cui si attua l’intervento,
  • le competenze comunicative e persuasive del medico.

Quando si somministra un placebo, l’effetto non è prodotto dalla pillola di per sé, ma dal significato simbolico che il paziente vi attribuisce; Moerman (2002) ha proposto il termine “risposta di significato” piuttosto che effetto placebo, per sottolineare l’importanza delle credenze del paziente sul trattamento.

I professionisti sanitari possono influenzare la percezione e i significati del paziente modificando attivamente il tipo di comunicazione che adottano. In particolare, dovrebbero porre attenzione ad alcuni specifici aspetti comunicativi che sono in grado di amplificare l’effetto placebo:

  1. parlare positivamente del trattamento,
  2. fornire incoraggiamento,
  3. sviluppare fiducia,
  4. dare rassicurazioni,
  5. supportare la relazione,
  6. rispettare l’unicità del paziente,
  7. esplorare i suoi valori e creare rituali terapeutici.

Grande importanza rivestono anche la comunicazione non verbale del medico e la capacità di utilizzare suggestioni positive al posto di quelle negative (Barrett et al., 2006; Benedetti, Amanzio, 2011).

Conclusione

L’effetto placebo ricorda ai professionisti sanitari che la comunicazione adottata è uno strumento potente da imparare a usare consapevolmente, al fine di incrementare sempre più l’efficacia del proprio intervento.

Corpo e mente sono un’unità indissolubile: dalla loro corretta interazione nasce la condizione di salute o di malattia. Le parole influenzano il benessere dei pazienti perché esse attivano le risposte dei sistemi nervoso, immunitario ed endocrino in relazione agli stati emotivi vissuti.

Se le parole del medico possono essere una sorta di farmaco o di veleno per il paziente, diventa parte integrante della professionalità medica saperle gestire per evitare di suscitare aspettative negative e ulteriori sofferenze nei malati.

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