
Spesso la scienza e la medicina vengono percepite come distanti dalla realtà a causa del linguaggio matematico e scientifico che utilizzano per comunicare. Durante una pandemia, però, ridurre questo distacco, permette ai professionisti sanitari di coinvolgere le persone nella divulgazione di informazioni utili alla salute.
Le nuove scoperte scientifiche possono confondere le persone
Come si è visto nella risposta alla pandemia da COVID-19, le scoperte e le raccomandazioni medico-scientifiche sono in continua evoluzione. Questo è un processo fisiologico per le scienze poiché, proprio come prevede il metodo scientifico, con la progressiva generazione di nuovi dati è possibile sviluppare nuove teorie, anche confutandone di precedenti.
Tuttavia per i cittadini queste continue novità hanno un doppio effetto: il primo è la curiosità di scoprire il dietro le quinte di come viene generata la conoscenza scientifica; il secondo consiste in sentimenti negativi come incertezza, insicurezza e diffidenza verso i medici e gli scienziati che continuano a cambiare le proprie opinioni.
Una persona qualunque, con un livello di scolarizzazione medio, è consapevole del fatto che le scienze siano in continua evoluzione, ma le risulta difficile accettare i veloci cambiamenti di queste in una situazione di emergenza, la quale è già incerta di per sé. Per esempio, negli ultimi due anni le opinioni riguardo l’uso della mascherina sono cambiate molte volte. Durante le fasi iniziali della pandemia, non era raccomandato indossarle, ora è stata introdotta l’obbligatorietà delle mascherine FFP2 per salire sugli autobus e fare altre attività. Le informazioni riguardo la durata della protezione delle diverse tipologie sono confusi. Le mascherine in cotone sono efficaci? Le mascherine si possono lavare? Se sì quante volte?
Alla luce di ciò, è comprensibile il senso di disorientamento dei cittadini che sembrano vedere il cambiamento delle raccomandazioni come il risultato di una leadership inetta e corrotta, senza riconoscere il fatto che la conoscenza scientifica sia destinata a cambiare grazie alla raccolta di prove migliori. Così, prendono forma le più disparate teorie complottiste: tutto perché la divulgazione scientifica non è in grado di comunicare in modo efficace il progresso della medicina e delle scienze.
Le emozioni prima dei concetti
La pandemia suscita l’interesse del grande pubblico, trasformandosi in una vera opportunità per scienziati, educatori e amanti della scienza per comunicare riguardo i temi della medicina e della ricerca scientifica.
Da dove iniziare per farlo efficacemente? Dalle emozioni, un elemento apparentemente in antitesi con la razionalità della comunicazione scientifica.
Molte persone infatti provano un certo timore verso la scienza, allontanandosi da essa: pensano di non essere abbastanza intelligenti, che la scienza sia noiosa, inaccessibile e che riguardi soltanto la memorizzazione di termini. In pratica, l’alfabetizzazione scientifica è ostacolata da pregiudizi culturali profondamente radicati.
Pertanto, quando si progettano attività di sensibilizzazione e divulgazione, come nel caso di una pandemia, è importante porre il focus sul modo in cui si parla di scienza al fine di entrare in empatia con il pubblico. Il divulgatore scientifico ha una responsabilità importante sulle spalle: oltre che diffondere informazioni corrette e di valore, deve tenere conto del linguaggio che sceglie di usare poiché, se inadatto, può contribuire alle disuguaglianze sociali nelle STEM (Scienze, Tecnologia, Ingegneria e Matematica), rendendole sempre meno accessibili e interessanti al grande pubblico.
“Sto perpetuando l’idea che le scoperte scientifiche sono valide e indiscutibili per sempre?” Oppure che la scienza è fatta solo da vecchi in camice da laboratorio?”. Porsi domande simili è di vitale importanza per valutare la qualità dei messaggi inviati con la divulgazione.
La tecnica della narrazione scientifica
Per avvicinare le persone alle scienze, bisogna ricorrere a un approccio efficace che le aiuti a superare i pregiudizi che hanno. In particolar modo, è opportuno usare la tecnica della narrazione.
Per il grande pubblico, infatti, è molto più semplice capire un concetto se raccontato in modo leggero piuttosto che con teorie spiegate attraverso un linguaggio matematico. Calando la scienza nel racconto della vita quotidiana, si dimostra che essa non è affatto un complicato agglomerato di definizioni prestabilite, immutabili e fossilizzate all’interno dei libri di testo.
Raccontare aneddoti che chiunque può vivere, collegandoli ad altre discipline più note, significa trasformare la scienza in un elemento riconoscibile, meno astratto e nel complesso più fruibile. Ad esempio, è un’ottima scelta quella di usare l’attualità, la cucina, la storia, il giardinaggio, l’arte, lo sport e perfino l’architettura per facilitare l’apprendimento delle più recenti scoperte scientifiche: non si tratta di banalizzare la conoscenza, ma di renderla accessibile a tutti attraverso esempi pratici.
Conclusione
La pandemia di Covid-19 è un’occasione d’oro per aiutare il grande pubblico a capire come funziona davvero la scienza. È possibile vedere medici e scienziati in disaccordo tra loro che modificano le raccomandazioni alla luce di nuove prove; il mondo sta osservando in tempo reale i progressi sui vaccini e sulle cure del virus. Raccontare tutto ciò in modo semplice (ma non semplicistico) tramite narrazioni ispirate agli eventi di vita quotidiana, è un’ottima tecnica per ravvivare in modo positivo l’interesse delle persone nei confronti della medicina e della scienza.
Fonte
Talking about Science in a Pandemic: A Golden Opportunity for Science Communication